Credo che ogni ragazza affascinata dal mondo della moda e soprattutto dal mito di Audrey Hepburn abbia visto, almeno una volta nella vita, Colazione da Tiffany. Credo pure che chiunque l’abbia visto sia rimasto affascinato dall’eleganza e la femminilità suscitata da quell’adorabile, frivola, cinica e sognatrice Holly Golightly che per far passare le sue paturnie si affidava ad una colazione davanti la vetrina del lussuosissimo Tiffany & Co.
Son passati quasi 50 anni da quando una giovane donna fasciata da un tubino nero, occhiali da sole e sacchettino di carta in mano, cammina con grazia e leggerezza all’ombra dei palazzi della Fifth Avenue di New York, ma nonostante tutto ancora riecheggia quell’incantesimo di Holly, la ragazza venuta dalla campagna che rifuggia le sue paure e il suo passato tra party, champagne e amanti. Fino a quando lui, l’affascinante Paul, non le scombussola la vita e le fa scoprire l’amore. L’amore vero, quello da comprare i mobili e dar un nome al povero gatto senza nome. Quello che ti fa “appartenere” a qualcuno e con cui ti fai “mettere in gabbia”..quando arriva tutti noi ci rendiamo conto che non sono più i diamanti di Tiffany ciò che vogliamo, ma ci basta una sua incisione su un’anellino uscito dalle chips.
La vita di una squattrinata ragazza in cerca del matrimonio miliardario fa sognare ogni donna romantica che si rispetti. Tutti vorremmo trovarci sulla 5th Avenue a sorseggiare il nostro caffe davanti alla splendente gioielleria Tiffany nella quale pare che nulla di male possa mai accaderti. Senza dimenticare il Glamour di Audrey Hepburn mentre indossava il cappello enorme, i Wayfarer giganti e quel mitico abitino nero di Givenchy che tutte noi sognamo di possedere.
Purtroppo ci dobbiamo accontentare e far sfogare le nostre paturnie magari davanti (o dentro) ad un Mc Donald’s…
…ma stanne certo Moon River, un giorno ti attraverserò…
Ally ♥